A Christian Eriksen verrà impiantato un defibrillatore sottocutaneo, molto difficilmente lo rivedremo giocare in Italia.
Ha vinto lo scudetto con l’Inter con un girone di ritorno da protagonista assoluto, dopo le difficoltà iniziali, e segnando anche un dei cinque gol con cui la squadra nerazzurra ha battuto l’Udinese nell’ultima giornata del campionato 2020/2021, quella della festa per il tricolore vinto. Quelle potrebbe però essere state l’ultima presenza e l’ultima rete di Christian Eriksen in Italia: se il defibrillatore sottocutaneo che gli verrà impiantato nelle prossime settimane sarà permanente, le regole della Federazione gli impedirebbe di scendere ancora in campo nel nostro campionato.
Eriksen può tornare a giocare a calcio?
“Nella vita normale è un conto, ma facendo una attività sportiva che è anche di contrasto c’è la possibilità di un traumatismo che potrebbe ledere l’apparecchio” ha spiegato il professore Enrico Castellacci (per molti anni medico sociale della nazionale italiana), interpellato da LaPresse.
“Eriksen farà una vita pressoché normale, questo defibrillatore blocca qualsiasi forma aritmica possa avere il ragazzo” ha rassicurato sempre il dottor Castellacci parlando dell’intervento a cui si dovrà sottoporre il centrocampista della Danimarca.
Idoneità sportiva: differenze tra l’Italia e l’estero
I nuovi controlli che il calciatore danese effettuerà nei prossimi giorni saranno decisivi per capire se Christian Eriksen potrà tornare o meno a giocare a calcio e se potrà farlo in Italia. Nel nostro Paese le regole riguardanti la salute dei calciatori sono molto più rigide che all’estero. Basti pensare al caso del giocatore dell’Ajax Daley Blind, a cui è stato impiantato proprio un defibrillatore sottocutaneo, che in Italia non avrebbe l’idoneità sportiva.
“Blind dell’Ajax? Gli hanno dato l’idoneità per poter giocare ma è un carico di responsabilità grossa. Non so la patologia di Eriksen sia la stessa di Blind. Noi in Italia però siamo molto attenti e severi nel concedere l’idoneità. Ci sarà grande attenzione, la prima cosa è tutelare la salute del ragazzo” ha spiegato sempre il dottor Castellacci.